«Amelia, è il tumore che ti fa dire idiozie? Io e Nicola non ci siamo mai trattenuti, per nessuno... Nemmeno per Erica. Ed è questo che ti mandava in bestia, no? Stai tranquilla, non è colpa tua adesso, se non litighiamo più tanto è che...»
Amelia si convinse che il viso di Clara si era incupito. «Avete deciso di divorziare alla fine?»
Clara scoppiò a ridere. «No, ma che dici! Sono incinta!»
Amelia si unì alla risata della sorella. «Siete pazzi. Metterete al mondo un altro infelice, lo sai?»
«Oh sì, - rispose Clara, continuando a ridere - esattamente quello che avevamo in mente. Renderlo il più infelice possibile. Ah Amelia, noi non ci siamo capite mai, vero? Io non lo so che dicono i libri che leggi tu su come si fa a fare i genitori. Io so solo che è una cosa che fa paura e che nessuno ti può insegnare. Perché qualsiasi cosa fai può essere tanto quella sbagliata quanto quella giusta, nessuno può saperlo prima. Io e Nicola abbiamo deciso di non nascondere mai niente a nostra figlia. Siamo fatti così e il mondo è fatto così, di cose brutte e di cose belle. Avremmo dovuto essere certi che Erica lo capisse, suppongo. Certo, adesso è chiaro. Però è così che va, si sbaglia e si ripara. E poi si va avanti.»
* * * *
«Ziaaaaaaaaaaaaaaa. C'è uno al telefono per teeeeeee.», urlava Erica dalla sua stanza.
Clara alzò gli occhi al cielo, mentre sorridendo Amelia alzava la cornetta del telefono in cucina.
«Cosa fai, scrocchi pranzi a quella megera di tua sorella?»
La voce di Luciano era allegra e fastidiosa come sempre. Amelia sospirò. Poi cercò di riprendere fiato.
«Amelia?», chiamò allora Luciano, come preoccupato per il prolungato silenzio.
«Luciano.», rispose lei semplicemente.
Clara si sedette di colpo sulla sedia di fronte alla sua e spalancò gli occhi. Amelia si morse le labbra, mentre Luciano cominciava uno dei suoi lunghi monologhi su se stesso e su quello che aveva fatto durante gli ultimi dodici mesi da quando si erano lasciati, o meglio: da quando Amelia lo aveva lasciato.
Amelia fece cenno a sua sorella di lasciarla sola e con sua grande sorpresa la vide poi alzarsi e uscire.
«Luciano, chi ti ha detto che ero qui?»
«Chérie, hai messo il trasferimento di chiamata, ha risposto Erica... sai ho fatto due più due...»
Di nuovo i nomignoli. Di nuovo la voce roca e accattivante. Stavolta però non serviva più a niente.
«Allora riformulo la domanda: perché mi cercavi?»
«Mi manchi. Pensavo che potevamo andare a prendere un caffè... magari ti vengo a prendere dopo pranzo così ti salvo dalla famiglia im-perfetta...»