Erica si alzò dal divano e andò a sedersi a terra accanto alla zia, le spalle poggiate alla poltrona. L'abbracciò e le asciugò le lacrime con il fazzoletto candido che le aveva porto la madre.
«Non ho paura di morire, ma non voglio morire da sola. Vorrei avere un'altra possibilità, vorrei tornare indietro e capire quando è stato che ho smesso di sperare, quando è stato che mi sono rassegnata a questo.», disse infine, tirando su col naso. Stropicciò i capelli della nipote che la guardava comprensiva. «Hai più giudizio tu, Erica, di questa scema di tua zia, lo sai?»
«Certo che lo sa.», mormorò Clara, la voce dolce.
* * * *
«Fanno 80 euro e 37 centesimi, signora.»
«Aspetti solo un secondo... non trovo mai niente in questa borsa enorme...»
«Dottoressa Castorini...»
Amelia si voltò verso la voce familiare che la chiamava.
«Dottor Agresti, buongiorno...», balbettò appena, portando automaticamente una mano al fazzoletto che aveva avvolto in testa. «Abita anche lei qui in zona?»
Il barbuto dottor Agresti, suo collega negli ultimi quindici anni, le sorrise con fare paterno.
«Eh già, cara dottoressa, vivo qui da ben cinquant'anni ormai e mi servo in questo market da altrettanto tempo credo e non l'avevo mai incontrata! È curioso.»
«Già... - Amelia abbassò lo sguardo sui suoi sacchetti, mentre porgeva le monete alla cassiera - ma è che questa è la prima volta che faccio la spesa in vita mia, sa? Di solito Cristina era così gentile da prendere anche per me qualcosa quando usciva a fare la spesa. Tanto non mangiavo mai a casa...»
«Ci manca in ufficio, sa?»
«E voi mancate a me, mi creda. Mangiare da sola non mi è mai piaciuto...», rispose Amelia con un sorriso stentato.
«Si rimetta presto, mi raccomando.»
«Ce la metto tutta.», mentì Amelia.
* * * *
«Sei sicura di non voler tornare a stare qui ancora un po'? Non disturbi affatto, lo sai... anzi... Anche mamma starebbe più tranquilla.»
«Sì Clara, lo so, ma è che tu e Nicola siete troppo pacifici ormai, mi sento in colpa. Ho paura che vi tratteniate per me...»