La fine della storia

* * * *

Amelia aveva finito le lacrime. Non credeva nelle preghiere da... già, da quando aveva smesso anche di pregare? Avrebbe dovuto ricominciare adesso. Scoppiò a ridere. Cominciò a ridere forte, così forte che per un attimo pensò che Erica, nell'altra stanza, si sarebbe svegliata.

Avrebbe dovuto dirglielo. Avrebbe dovuto raccontarlo a qualcuno, a Giulia, a Nanda... doveva dirlo a Cristina. Cristina aveva una famiglia da mantenere, con il marito in cassa integrazione e i bambini... doveva assicurarsi che non le succedesse niente dopo che...

* * * *

«Non posso più tenere Erica da me.»

«E me lo dici così? Ti sei stancata di fare la mamma, eh! Dovrei ricordarti che sei stata tu a mettere mia figlia contro di me? Ora cosa fai, le dici che la zietta non può più fare la dolce confidente? Cosa c'è stavolta, un altro viaggio alle Bahamas?»

Amelia era ormai diventata insensibile alle cattiverie di sua sorella, al suo risentimento. Aveva sempre pensato che fosse invidiosa di lei e della sua carriera, frustrata per non essere riuscita a creare qualcosa solo per se stessa e giustificava così i tanti litigi che avevano costellato la loro vita di sorelle. Sapeva, però, che Clara in fondo doveva avere qualche buon sentimento nascosto in fondo all'anima. O forse era proprio per la sua mancanza di pietà che aveva deciso di dirlo a lei per prima. Era sua sorella in fin dei conti.

«Ho un tumore al cervello.»

Esisteva un modo più dolce di dirlo? Amelia non aveva nessuna intenzione di scoprirlo. Non voleva essere gentile, non voleva rendere le cose più facili. Per questo lo aveva detto così, per questo lo aveva detto a Clara per prima.

Sua sorella si sedette di fronte a lei, al tavolo della sua cucina. La cucina di Clara era perfetta, con le tendine a quadretti scozzesi che si intonavano alle tazze in credenza. Aveva un orologio a cucù appeso al muro che le ricordava ogni ora il gioioso passare del tempo. Mai come in quel momento Amelia avrebbe voluto spaccare a martellate quel maledetto orologio a cucù.

Gli occhi della fredda Clara si gonfiarono di lacrime. «È uno scherzo idiota, lo sai vero?», disse senza asciugare le gocce che già scendevano sulle guance.

Amelia scosse la stessa, cercando di trattenere le sue di lacrime. Non voleva più piangere. Sua sorella prese un fazzoletto candido dalla tasca della vestaglia e si asciugò con estrema cautela gli occhi appena truccati. Dopodiché si fermò un attimo a controllare che il fazzoletto non fosse sporco di mascara. Alzò gli occhi su Amelia quindi.

«Di' a Erica di tornare a casa. - disse - Dille che abbiamo risolto con Nicola e che non ci saranno problemi, che non abbiamo nessuna intenzione di divorziare.»

Related Articles

La strada nella Notte