«Volete divorziare? - chiese Amelia, con voce falsamente dolce - E allora fatelo per Dio!», urlò quindi.
Ignorando il dolore che si stava propagando sempre più veloce sul lato destro della sua povera testa, Amelia continuò imperterrita a sfogare su Clara e Nicola tutte le frustrazioni alle quali Erica era sottoposta ogni giorno e che le aveva confidato.
«Sapete che vi dico? - disse infine - Erica viene a stare da me. Una settimana, due, un mese, un anno... fino a che non vi rendete conto di quello che vi state facendo e ci date un taglio una volta per tutte. Non mi interessa che soluzione scegliete, basta che lo fate e senza coinvolgere questa ragazza che con le vostre stupide beghe non ha niente a che fare!»
Clara si decise finalmente a chiudere la bocca e con uno sguardo pieno di risentimento cominciò a ricordare ad Amelia tutte le ragioni per cui le due sorelle non si erano mai piaciute in quegli ultimi quarant'anni.
«Ed eccola qui la nostra manager rampante. - cominciò - Cosa ne vuoi sapere tu di problemi di famiglia? Non riesci nemmeno a tenerti un uomo da Natale a Santo Stefano e vuoi dare consigli a me su come mandare avanti la mia famiglia? Non puoi intrometterti nelle nostre discussioni, non puoi giudicare me come madre, quando tu hai fatto di tutto per negarti qualsiasi possibilità di avere figli tuoi e una famiglia tua. Rimani nel tuo ufficio a fare i conti e lascia stare mia figlia dov'è!»
Amelia non riusciva più a controllare la sua emicrania e una fastidiosa nausea cominciava a farla tremare. Incurante ormai delle parole della sorella si alzò barcollante dalla tavola e andò a cercare rifugio in bagno.
Erano passati dieci minuti, quando sua nipote andò a bussare alla porta del bagno. «Stai bene zia?», domandò con una vocetta spaventata.
Amelia aprì la porta sul visino sconsolato di Erica e si sforzò di sorridere. «Sì tesoro. Va tutto bene, è solo la mia solita emicrania.»
«Papà è uscito sbattendo la porta e mamma si è andata a chiudere nella sua stanza. Mi ha detto di fare quello che volevo.», continuò Erica, riaccompagnandola in sala da pranzo.
«Fa' le valige che io chiamo il taxi. Ce ne andiamo a casa mia e se hanno qualcosa in contrario, stavolta quanto è vero che mi chiamo Amelia Castorini, chiamo la nonna... allora sì che tua madre si fa passare l'isterismo. Vedi se non è così!»
* * * *
«Ancora la sua emicrania dottoressa? Dottoressa Castorini?»
La voce della sua segretaria la raggiunse sfocata. Le dita di Amelia massaggiavano insistenti le tempie, senza che però la sua testa ne avesse un qualsiasi sollievo.
Riuscì solo con grande sforzo a scuotere la testa, cercando di far capire a Cristina che andava tutto bene.
«Vuole che le porti qualcosa?»
«No. - riuscì a mormorare - No, davvero, sta passando... passa sempre...»