Il cinema è una passione che vivi di riflesso nella fantasia e nei sogni. Quante trame ripensiamo e quante emozioni riviviamo nel pensiero che ci attraversa d’ improvviso, mentre facciamo la spesa o cerchiamo posteggio!!!
Taormina è una città che vive di riflesso e che sai lì su un cucuzzolo a rispecchiare i tuoi sguardi di accaldato e asfissiato cittadino di una città fumante…
Il cinema e Taormina vivono nelle luci di questo festival dal sapore antico di un film in bianco e nero. Lo sguardo luccicante di Audrey Hepburn ed i riccioli di Fellini si riflettono nelle sale del festival, prima di ogni film, e il proprio cuore va lontano verso gli abbracci rubati dei propri genitori sotto le luci dei film di Dino Risi e Totò.
Il mio festival di taormina è durato due giorni: sabato 16 e domenica 17, ed ha portato con sé la meraviglia di un amore condiviso con le persone della platea e del palco. Cinema per il puro piacere del cinema.
La sera questo piacere un po’ svaniva, rovinato dai miliardi del cinema pomposo e vuoto di Hollywood, tuttavia i suoni e le immagini del pomeriggio cinematografico continuavano fino a notte fonda a fare baldoria nelle stanze dei miei pensieri.
Cominciamo a descrivere le proiezioni del 16:
FIRST YEAR IN HIGH SCHOOL di Mohamed Abu Seif
Il fim presenta l’egitto con un tono da film TV ma con il decoro e la dignità che molti nostri produttori televisivi hanno ormai perso in nome del Dio Audience. La storia di un uomo che prende sotto la sua ala 3 ragazzi e li farà diventare uomini è una storia semplice, come semplice è la tecnica cinematografica ed i mezzi usati. Tuttavia mai si rinuncia ad una pretesa,certe volte riuscita certe volte eccessivamente voluta, di insegnamento morale, quasi didattico, che ormai la nostra televisione neanche contempla fra i suoi doveri. Gli attori sono lontani dai Big Jim del cinema americano e dalla scelta di stelline e stellette, che prevale nei nostri sceneggiati, hanno il viso di tutti i giorni e la bellezza della quotidianità. Poi si ride di gusto ed in maniera schietta, senza eccessive arguzie o giochi di pensiero, proprio come si rideva nel nostro cinema del dopoguerra…
L’UOMO DI VETRO di Stefano Incerti
Parlare di mafia e delle sue storie è importante in Sicilia, e Il festival di Taormina ogni anno con determinazione non viene meno al suo ruolo di cantastorie della sua terra. E poi la storia di Leonardo vitale, il primo pentito di mafia, chiede ancora giustizia perché racconta le vicissitudini morali, personali e emozionali di una persona. A prescindere dal contesto mafioso in cui è cresciuto e dalle sue colpe di “picciotto” Leonardo è stato un uomo che pensava e ripensava con la sua testa alle sue gesta quotidiane ed ai motivi della violenza che viveva ogni giorno. Non esercitava passivamente la sua professione di mafioso che gli era stata cucita sulla pelle fin da piccolo, anzi pian piano sentiva e capiva l’irrazionalità e la tragedia del suo ruolo.
Non era un eroe, aveva sicuramente le sue colpe, ma proprio per questo le sue tensioni ed i suoi dubbi hanno una valenza umana maggiore e sono trasferibili nel nostro quotidiano e nelle nostre scelte. Durante la sua vita, con tanta paura di morire e con un lacerante dissidio interiore, decide di confessare, di aiutare lo stato, o meglio i paladini di una società che lui amava, a sconfiggere la mafia, la cancrena della sua terra. Bellissima l’interpretazione di David Coco, che con il suo viso scanzonato e profondamento siciliano dà tanto di realismo e verità alla sua interpretazione. A sottolineare la verità di un film sul coraggio di un uomo contro tanti è il silenzio di Totò Cuffaro che, durante la presentazione del film al teatro greco, non applaude, né sorride….
THE INTERPRETER OF BLACK AND WHITE FILMS di Teddy Moskov
Devo al regista Teddy Moskov la conoscenza di una signora, Nelly Chervenusheva, che ha riempito gli sguardi di tutto la platea di una grande tenerezza e affetto nei suoi confronti. Lei dal 58’ ad oggi ha interpretato, nel suo paese natale la Bulgaria, tutto il cinema italiano del dopoguerra ,dando la sua voce ai grandi del nostro cinema. Da Mastroianni, Totò, Gasmann fino ai film di Fellini, tutti avevano per i bulgari la voce di questa dolce signora, che fra l’altro comunicava con il suo perfetto italiano (pur non essendo mai stata in italia fino al making of di questo film) il suo amore profondo, viscerale per la nostra terra. Teddy Moskov le fa un regalo e le permette di raccontare in questo film la sua italia, fatta di scene in pellicole e degli intensi dialoghi del nostro cinema, agli italiani. Ogni piazza di italia è per lei un abbraccio fra la Sofia e Marcello, ogni via una passeggiata di Fellini ed ogni luogo una battuta di Totò. Alla fine del film le ho dato la mano e le ho detto di cuore: “Signora, mi ha fatto venire la voglia di rivedere tutti i film di Fellini”.
Lei, piccola con un naso importante e degli occhi neri ed intensi, è profondamente commossa per gli applausi di una platea entusiasta per lei. Finisco con le sue parole: «Sono una donna semplice e ai party preferisco la lettura di un buon libro o la compagnia degli amici, ma essere qui, in questa bellissima città ricca di cose meravigliose come questo teatro greco mi riempe di gioia. Fellini diceva che la vecchiaia è come la giovinezza, solo che mancano i sogni. Ma io il mio sogno l'ho avuto qui ed ora. Prima di morire ho visto con i miei occhi il Paese più armonioso del mondo, l'Italia».
DEDICA A GIUSEPPE TORNATORE
La serata al teatro greco incomincia con una montaggio breve di scene dai film di Tornatore e gli aneddoti raccontati da lui sull’inizio della sua carriera: “All’inizio della mia carriera ogni NO che ricevevo era un SI, che mi spingeva ad andare avanti”. Meritato l’omaggio di Taormina ad uno dei migliori registi italiani viventi.
FLYBOYS di Tony Bill
Ammetto che dopo il pomeriggio pieno di pellicole interessanti, questo film americano mi spaventava un po’. Avevo paura di addormentarmi di fronte ai soliti effetti speciali e ricostruzioni grandiose. Eppure devo dire che mi sbagliavo. Il film narrà la storia degli Escadrille di Lafayette, un gruppo di giovani americani che si unirono alle forze francesi, prima che gli Stati Uniti entrassero nel primo conflitto mondiale, e divennero i primi piloti combattenti degli USA. Non ho la competenza tecnica e storica per valutare la precisione delle scene e la riproduzione delle problematiche dei primi combattimenti aerei delle storia.
Il mio istinto, non so perché, mi dice che qualcosa era troppo semplicizzata, tuttavia spettacolarizzata molto bene come gli americani sanno fare e bisogna dargli il merito dovuto. La fantasia, a prescindere, era stimolata a dovere dalle tensioni e dalle emozioni che un duello fra aerei ad elica può dare, e questo basti. Se si vuole anche soddisfare la ragione e la conoscenza allora forse è meglio dedicarsi altrove, ovvero a libri e a saggi sull’argomento. Degna di nota come sempre il “ciglio” interpretativo di Jean reno.