Nel 1974 la banca d'italia affida a Giorgio Ambrosoli la responsabilità della liquidazione della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Ambrosoli è un avvocato sconosciuto alle alte sfere finanziare e politiche comtemporanee e forse proprio per questo viene chiamato ad un incarico delicatissimo dove l'inesperienza magari sarebbe stata opportunamente controllabile.
La Banca Privata Italiana, come tutte le società finanziare controllate da Sindona,presenta innumerevoli irregolarità nella gestione. Tutte le gravi infazioni delle leggi bancarie sono mirate ad arricchire Sindona e ad oliare i meccanismi politici a difesa del suo operato, ovviamente a danno dei risparmiatori. Dietro Sindona, o meglio appoggiati dai soldi di Sindona, c'è la P2, la mafia, i finanziamenti illeciti ai partiti e persino il reciclaggio di denaro sporco grazie anche all'uso strumentale e compiacente della banca Vaticana dello IOR.
Non è facile per Ambrosoli sbrogliare il bandolo della matassa finanziara e arrivare a scoprire le strade che la grana intraprendeva. Tutto gli è contro: la politica fa scudo intorno a Sindona gridando al complotto verso una persona perbene. Andreotti non ha remore a definire Sindona "Il salvatore della Lira" e non ha scrupoli nel definire un piano di risanamento della Banca Privata Italiana con i soldi dei contribuenti.
Ma la rettitudine di Giorgio non gli consente di firmare il piano di risanamento, e non riuscendo a incriminare in Italia Sindona, trova finalmente ascolto da dei giudici Americani che indagano sul fallimento di una banca americana controllata. Completamente non ascoltato in Italia, Giorgio riesce con una deposizione in territorio americano a inchiodare Sindona negli USA.
Interessante citare il fatto che Sindona non solo in Italia è difeso da tutti, ma prova pure a citare per danni l'avvocato Ambrosoli per il suo operato.
Immagino la confusione del piccolo risparmiatore che dalle notizie faziose e superficiali dei telegiornali voleva farsi un idea chiara della vicenda.
Purtroppo con la deposizione americana incominciano le minacce non più velate alla vita di Giorgio. Ogni giorno arrivavano fino a 4 telefonate in siciliano che alludevano a fatti privati e di lavoro di Giorgio, quasi a dimostrargli che è controllato ed odiato da chi gli sta più vicino. Interessante gli inviti telefonici a riconsiderare il piano del governo Andreotti o a ritirare la deposizione americana.
Riporto la bellissima e pacata lettera di Giorgio alla moglie, nonostante quel periodo di terrore:
Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana n.d. r.) atto che ovviamente non soddisfarà molti e che è costato una bella fatica.
Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese.
Ricordi i giorni dell'Umi (Unione Monarchica Italiana n.d.r.) , le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.
I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.
Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro [... ]
Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi.
Hai degli amici, Franco Marcellino, Giorgio Balzaretti, Ferdinando Tesi, Francesco Rosica, che ti potranno aiutare: sul piano economico non sarà facile. ma - a parte l'assicurazione vita - (...)
Giorgio
Giorgio viene ucciso, poco dopo, l'11 luglio del 1979 da un killer della mafia assoldato da Sindona. Poi il silenzio. Nessuno parla più di Sindona nè di Giorgio.
Nelle università di giurisprudenza nessuno parla di questo avvocato... Ai telegiornali nessuno parla di lui.
Non è importante se qualcuno finalmente in italia fa il suo mestiere e lo fa a costo della sua stessa vita.
Solo nel 1986 finalmente Sindona viene condannato in Italia. Ma non per aver truffato migliaia di italiani come avrebbe sicuramente preferito e voluto Giorgio. Viene arrestato per essere il mandante del suo omicidio dopo la confessione in punto di morte del killer.
Giorgio è come l'ha definito Stajano un "eroe borghese". Vorrei tanto sapere il pensiero di Andreotti su questo Eroe. Anche lui può sentirsi un mandante, anche se non materiale, dell'omicidio Ambrosoli?
Ma in fondo che minchia me ne frega di Andreotti? E a Giorgio che va tutta la mia stima ed il mio affetto di italiano piccolo piccolo.