Mi piacerebbe dire che Il razzismo e' una patologia o che il razzista e' una malato, ma mi chiedo: e' corretto affermare che una idea, che riteniamo profondamente ingiusta, ci renda deficitari o per lo meno, come dice la definizione di malattia, ci possa far subire "un'alterazione dello stato fisiologico o psicologico dell'organismo"?
Se la malattia e l'essere malati non sia a sua volta una linea di demarcazione e di sangue fra esseri umani, allora mi piacerebbe affermare quanto domando, ma sono convinto che le idee sbagliate non pregiudicano l'uomo nella sua natura ma ne giudicano e ne etichettano i gesti. Non vorrei fare filosofia spiccia, non ne ho le competenze. Forse tutta questa discussione nasce da una voglia istintiva e animale di prendere a parolacce chi esprime idee razziste, e per questo mi vergogno un po' perche' non voglio insultare le persone nella loro umanita' e debolezza, anche se colpevole. Ma i gesti razzisti, che si riscontrano nella reale discriminazione nei diritti e nelle opportunita', suscitano in me la ripugnanza piu' totale e la rabbia piu' profonda. E di fronte ai gesti razzisti che insorgono in una rivoluzione tutte le rughe del mio volto e la bile del mio stomaco con una violenza che penso abbia giustificazione, proprio perche' non rivolta alla fisicita' delle persone, ma appunto alle conseguenze delle loro azioni.
Ora capisco che alla stupidita' umana che non sa leggere dentro di se i segni di una malattia, il razzismo, va contrapposta una medicina categorica che amputi i gesti incancreniti dalle persone e ne curi i pensieri malati dal razzismo. Se l'ortodossia cristiana etichetta alcuni comportamenti o attitudini sessuali come l'omosessualita', una malattia, perche' non debba esserlo il razzismo? Oppure cado anche io nel gioco di considerare il pensiero "ammalabile" e quindi di privarlo della sua liberta' di giudizio, di idee e di coscenza? Sicuramente si, ma c'e' una profonda e sostanziale differenza fra i due casi. Il primo, ovvero l'essere omosessuale, non sottintende un decalogo quotidiano contrario ai diritti degli altri, mentre essere razzisti si. Essere gay non e' contro la natura sociale e creativa dell'uomo, che ne dica la chiesa, mentre essere razzisti si.
Il razzismo e' quindi una malattia a meno che non ci si rassegni a considerarlo innato, legge naturale, nell'uomo, ma allora continuiamo a definire un omosessuale un malato, un pensatore autonomo un malato, un poeta un malato e continuiamo ad essere razzisti ad oltranza...
Io mi ribello all'idea del razzismo connaturato all'uomo, cosi' come spero nell'idea di un uomo sociale, libero e con una propria coscienza in cui si rispecchia la felicita' o l'infelicita' del mondo.
Questo e' il mio semplice messagio o reazione alle notizie di razzismo quotidiano che ci circondano: la speranza puo' ammalarsi ma morire mai...