il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini

 

copertina

La bellezza di questo libro la riassumo in due elementi, di cui il primo è la debolezza del protagonista. E' la sua meschinità che lo rende umano e verosimile, e che fa di questa storia narrata un caso letterario. Tutto il libro è la spiegazione di una colpa e la sua risoluzione che però non è mai definitiva, solo accennata alla fine del romanzo. Ed in effetti come si ci può discolpare del fatto di essere uomini se non con la fine dei propri giorni o nel caso di un romanzo con la lettura dell'ultima pagina? Eppure le conseguenze dei nostri gesti saranno lì a sopravviverci, a darci una cornice con una foto sopra il nostro tumulo di terra, oppure a vagare, come nuvolette di fumetto, nelle fantasie dei lettori che chiudono il romanzo sopra il loro comodino.

 

 

Non è giusto accenarvi alla trama se non per quello che è già ovvio nella copertina: ovvero un ragazzo afghano con un aquilone. L'afghanistan e la storia è il secondo elemento-chiave del romanzo. Gli eventi, come l'invasione russa e poi il regime talibano, sono come dei sipari che ad un tratto ci chiudono la vista del palconscenico, anzi il piacere di continuare la lettura dell'infanzia felice, per lo meno comoda, del protagonista. La storia quando interviene taglia di netto la trama del romanzo e ci riporta in occidente , l'america, con l'esilio del protagonista Amir e del padre. Il romanzo ci spiega come gli uomini scappano dai traumi della storia su un carro cisterna, e quando si alzano gli occhi dalla pagina si pensa che è sempre così: la storia ha sempre un ritornello che si ripete in ogni dove e tempo con le parole dolore/fuga/esilio.

 

l'autore

Però nonostante la violenza degli eventi non ci si sono eroi a guidarci nel nostro tempo, ed è quindi molto realistica la fuga del nostro protagonista dalla sua terra, ma soprattutto dall'amicizia che ha tradito fino in fondo. Non ci sono eroi, nè altri Che Guevara durante ogni  guerra, ci sono solo le nostre ansie di fuggire quanto prima e ricominciare in un posto non più bello ma solo più fortunato.

 

E questo connubio di storia privata e non che rende il romanzo piacevole, il continuo passaggio fra un livello più alto della storia che si evolve con le sue violenze di massa e la piccola storia di un bambino che nè ha ferito un altro e che fugge dalle proprie colpe. E come scenografia vi è da un lato l'america con la sua felicità a buon mercato e dall'altro l'afghanistan con i suoi vecchi storpiati dalla guerra, ma sfortunatamente per loro non privati nell'animo della propria profonda sensibilità e cultura.

E' proprio questa l'atrocita' della storia, capire la propria condizione nefasta e rimanere inerti e passivi come il vecchio professore universitario ridotto a mendicare per le strade di Kabul senza un destino.

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