Confidenze troppo intime di P. Leconte

 

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Il titolo fa pensare al solito film con tante allusioni lesive dei nostri più "sacri" vizi e tanto di ammiccamento al voyerismo più facile. Eppure nessuno dei due aspetti è presente ed allo stesso tempo è assente. Il gioco del regista è perfetto: riesce da un lato a raccontare e discutere dei bisogni umani e delle sue carenze, dall'altro riesce ad incollare allo schermo con un lavoro sottile sulla psicologia dello spettatore.

 

La trama nasce da eventi fortuiti, come casuali sono le possibilita' d'incontro delle persone: una donna sbaglia porta in un piano e racconta le sue disgrazie sentimentali e sessuali ad un analista fiscale piuttosco che al psicologo, con cui aveva appuntamento per la prima volta. L' analista fiscale non approfitta con malizia delle confidenze intime di una sensuale donna ma rimane coinvolto e profondamente turbato da queste, non riuscendo e non volendo risolvere il malinteso.

Ne nasce una commedia frizzante e mai banale, che si avvale anche di scelte tecniche di notevole impatto estetico e funzionali alla trama: per esempio la timidezza ed i pensieri confusi dei protagonisti sono sottolineati dal traballare della macchina da presa sul loro viso in primo piano. Gli occhi spiritati del protagonista, mentre la protagonista racconta le fantasie del marito a tre, e mentre la telecamera zooma avanti e indierto sul volto di lui, sono di una bellezza e di una empatia rara nel cinema quanto nella vita.

 

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Splendida è anche la figura del vero psicologo, che, consultato dal falso psicologo, si dimostra quanto veniale quanto assolutamente inutile nel gioco delle parti. E' tuttavia una figura che sottolinea e spiega le situazioni o le soluzioni già evidenti, ma che non ha nessun ruolo attivo come nella vita reale, almeno quando i problemi sono lievi e non patologici.

 

Questo film mi ha molto incuriosito sulla figura del regista Leconte, spero di aggiornarvi a presto con nuove recensioni.

 

 

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