La vita dall'infanzia alla maturita', passando per l'adolescenza, sconta dei traumi inevitabili: alcuni sono centillinati nel tempo, e si misurano nei cambiamenti di un corpo che non sta piu' dentro se stesso, e che cresce contro gli argini che l' idea di noi stessi lentamente gli costruisce intorno; altri sono istantanei, inaspettati nella violenta scomparsa di un eroe, di un parente, di un amore o di un amico, o nella presa di consapevolezza che una soglia, fisica o mentale, e' stata oltrepassata e non si puo tornare indietro, se non con grande fatica. "Dov'e il mio corpo?" e' un cartone animato che racconta bene questi traumi e lo fa non metaforicamente, ma materialmente a seguito dell'amputazione di una mano dal corpo.
I tratti dei cartoni sono rudi, grossolani, non aggraziano i volti dei protagonisti, anzi sono l'emblema del taglio netto e marcato che riceve la mano dal braccio di Naoufel, il secondo protagonista. Il primo e' proprio l'arto destro moncato , che incomincia, da una busta in un armadio di un ospedale, il suo lungo viaggio alla ricerca del corpo e del suo completamento. E' un percorso descritto dal basso punto di vista di una mano che camina per terra, ma che ricorda incessantemente la sua funzione nelle gesta quotidiane di una persona, e che quindi non rinuncia a gesti che avrebbero senso solo se accompagnati dai movimenti di tutto il corpo, proprio come succede ad un uomo che perda una parte di se e che continua a comportarsi come se quella perdita' non fosse mai avvenuta. Ne nasce una dicotomia sofferente fra I ricordi dei momenti felici di Naoufel, per esempio grazie al semplice gesto di raccogliere la sabbia con le conchiglie, e la fuga sporca e pericolosa alla balia da topi di fogna, auto che sfrecciano, sguardi indiscreti di passanti e di cani randagi.
In parallelo il film d'animazione racconta la storia di Naoufel fin dall'infanzia, piena di assenze e di violente privazioni, fino alla promessa di pace con se stesso nella consapevolezza di un amore possibile, per cui vale la pena alzarsi e sacrificare la propria attuale precarieta', tralaltro assolutamente dimenticabile. L'amore ancora non corrisposto, perche' non rivelato, per Gabrielle e' la sua fuga nel ritrovare la propria meta'.
Alla fine il rapporto mano/corpo e Naoufel/Gabrielle non sono altro che odissee alla ricerca della propria itaca, e dell'amore perso. Il finale, che non vi anticipo, e' di una bellezza disarmante, molto al di sopra delle bassezze umane che Naoufel e la sua mano hanno dovuto affrontare, e rappresenta un piccolo insegnamento morale irrinunciabile per tutti noi, e sopratutto che chi e' ancora alla ricerca.