Quando si comincia a guardare questo film di Leigh, ci si arrabbia e si prova un senso di disgusto forte per i protagonisti, ognuno sembra un rifiuto di una ipotetica ed insalvabile pattumiera umana: nessuno è bello, nessuno è ricco, nessuno è felice. Eppure mentre le immagini si evolvono nello schermo ci si affeziona a quel concentrato di debolezze e meschinità. Si comincia a trovare delle similitudine con la nostra vita quotidiana e sopratutto si scopre, ma mai del tutto, il gioco delle cause-effetto di tale ritratta infelicità.
In realtà pero' si intuisce, ma non si dipana mai il bandolo della matassa/sofferenza in ogni singolo personaggio del film ad eccezione del protagonista maschile.
Ma e' proprio lo schiudersi di un solo significato che da finalmente un senso alla sofferenza dello spettatore. Si sente, dopo il disgusto e la voglia di cambiare film, un senso proprio di appagamento per aver capito che in fondo dietro l'angusta vita dei protagonisti ci sono i sentimenti più semplici e veri; e che basta pochissimo per ribaltare il giudizio su tutta una intera vita vissuta.
A parte queste sensazioni ,magari anche personali, a colpirmi di questo film è il tono narrativo del regista perfettamente riconoscile e suo. Mike Leigh ai miei occhi, e penso tardi rispetto ai critici più attenti , è diventato un autore. Tutti i suoi film da "Naked"a "segreti e bugie" fino ai più recenti hanno una cifra narrativa propria e meritano di essere visti e "letti" come i romanzi di uno scrittore.
