A Teheran, come in qualsiasi terra massacrata dalle ideologie e dalle poverta', purtroppo i sogni di una bambina, nel nostro caso la protagonista d'inizio film, possono avere doppi livelli di lettura. Di sicuro il piu' superficiale e' la fantasia che trasforma in enormi pupazzi (Dio, Marx, il dittatore di turno...) i protagonisti della nostro pensiero religioso e filosofico e del nostro tempo: enormi peluches simpatici che non possono che meravigliarsi, un po' inebetiti, di fronte alle tragedie dell'uomo filtrate dai sogni di una bambina ad occhi aperti.
Il livello piu' nascosto, ma forse mica tanto, e' invece la satira che accosta alla voglia di una bambina di diventare profeta (ovvero il suo intimo desiderio di contare per la felicita' dei genitori e del mondo) la realta' di gente senza scrupolo che profetizza se stessi e giustifica la crudelta' forse proprio per un' infanzia infelice.
E dopo questo film e' veramente difficile guardare l'arroganza del dittatore mediorientale di turno, senza considerarlo un bambino che gioca al potere per riscattare un infanza infelice. E finalmente si riesce a guardarli con la giusta ottica e a dargli la giusta dimensione di uomini-bimbi.
Ma torniamo al film, splendida trasposizione dell'omonimo fumetto che cosi' bene mi aveva raccontato il buio e le ansie del crescere a teheran e del sentirsi iraniano, senza mai rinnegare le proprie radici. Riuscite le tonalita' di bianco e nero sporco a sfondo delle anime dei protagonisti e perfettamente allineate al fumetto sono le sensazioni durante ed alla fine della visione. Leggo su internet che la Satrapi ha rifiutato una produzione stile Kolossal con Jennifer Lopez come madre e Brad Pitt come padre; avrebbe fatto un sacco di soldi ma a lei interessava ben altro. A lei interessava incollarci allo scherma per raccontarci se stessa e la difficolta' di vivere una parte di mondo piu' difficile di altre e c'e' riuscita senza compromessi.
Onore a lei e onore anche alla figura della nonna, che rappresenta il passato che ci insegna a non sbagliare, o per lo meno a non ripetere gli errori delle passate generazioni. La sua e' una testimonianza forte e tenera, che non accetta le debolezze della gioventu', ma che allo stesso tempo le preserva riempendosi il reggiseno di fiori di gelsomino, per sentirsi comunque profumata dentro nonostante la sporca guerra fuori...