TRIESTE
Ho attraversato una cittá.
poi ho salita un´erta,
popolosa in principio, in lá deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la cittá.
Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace
é come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest´erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'íngombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, lúltima, s´aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un´aria strana, un´aria tormentosa,
l´aria natia.
La mia cittá che in ogni parte é viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.
LA GATTA
La tua gattina è diventata magra.
Altro male non è il suo che d'amore:
male che alle tue cure la consacra.
Non provi un'accorata tenerezza?
Non la senti vibrare come un cuore
sotto alla tua carezza?
Ai miei occhi è perfetta
come te questa tua selvagga gatta,
ma come te ragazza
e innamorata, che sempri cercavi,
che senza pace qua e là ti aggiravi,
che tutti dicevano: "E' pazza".
E' come te ragazza.