E rieccoci..la solita storia. Lasciamo perdere le elezioni nazionali, lì c’è veramente poco da commentare. Mi vorrei semplicemente soffermare sui risultati politici della Regione Sicilia ed in particolare sul “piccolo” dettaglio legato alla salita di un certo Totò Cuffaro al Senato della Repubblica.. In verità non sono particolarmente infastidito dalle complicate strutture politiche che gli hanno permesso di salire; quello che davvero mi fa pensare è che in Sicilia, la gente, nonostante la condanna in primo grado e gli evidenti legami dimostrati e stradimostrati con Cosa Nostra, lo continua a votare.
L’evidente risultato politico che ha visto un magistrato di un certo spessore alla guida del partito democratico prendere il 30% dei voti e ha visto salire la solita vecchia zolfara politica dimostra una cosa sola: in Sicilia la politica clientelare che rappresenta uno dei veri mali di questa terra continua ad vivere in modo sovrano. Piero Fassino asserisce che le scelte politiche del popolo non si dovrebbero commentare, ma qui c’è veramente poco da commentare. E in tanto si continua a indietreggiare, va sempre peggio.
Dicono che il governo Prodi ha rappresentato il motivo scatenante della vittoria del Pdl in Sicilia, ma a Palermo, in questi ultimi due anni, a guidare la Regione a statuto speciale, non c’era prodi. Tra l’altro, nel breve tempo del governo Prodi, la Sicilia sotto Cuffaro non ha visto particolari progressi o migliorie, anzi, direi, come al solito, il contrario. Se si è votato alla regione non è perché era scaduto il mandato, ma perché, l’ex presidente della regione è stato condannato in primo grado e si è dimesso solo perché da Roma gli avevano comunicato che da lì a poco sarebbe dovuto uscire di scena. Ma evidentemente i colpi di scena non finiscono mai. D’altronde se Cosa Nostra decide che Cuffaro deve risalire c’è poco da fare, bisogna abbassare il berretto e sottomettersi a chi davvero comanda incondizionatamente in paese da più di cinquant’anni.