La scrittura impietosa di Selby e' il fluire di una coscienza che, se nei romanzi di Joyce vive nei singoli individui, qui ribolle degli intestini di una intera metropoli e del suo sottosuolo. Eppure ben ridotti in numero sono i protagonisti, solo quattro, ma sono come la conchiglia in spiaggia da dove si ascolta tutto il rumore e il dolore della metropoli. Sono quattro personaggi tragici che fanno da capo espriatorio di una societa' meschina che tende a confinare il vicino, la malattia ed il vizio, a cui ci si affeziona perche' Selby riesce a farci compatire ogni loro azione meschina, perche' non si rimane indifferenti ai loro pensieri, anzi si finisce per identificarsi, per sentire paradossalmente anche noi il bisogno di un "tocco di pura" (eroina).
Harry e Marion sono due amanti, sognano di andare ad aprire un caffe' in europa, e passano i pomeriggi ad amarsi ed a sognare, sono some due cristalli dalle vene fragilissime, dopo i tanti buchi. Tyron, l'amico fidato di Harry, partecipa allo smercio di un tocco di pura, acquistato tramite una soffiata, che li permette di illudersi di poter fare la grana vendendo l'anima al diavolo dell'eroina. Tutti e tre hanno una tenerezza adolescienziale nelle loro ambizioni , tanto che potrebbero essere scambiati per liceali che giocano a sentirsi grandi. La Madre di Harry, Sara, invece attende nel suo appartemento ormai vuoto, l'invito a partecipare ad un programma televisivo. L'hanno contattata ed e' diventa la principessa del quartiere, e lei si sente di nuovo giovane e bella perche' andra' in tv.
L'umanita del romanzo e' di quelle che ti senti addosso come una pelle, perche' ti riconosci in ogni singolo personaggio anche se il suo vizio e' ben diverso dal tuo, e anche se non sei americano finisci per sentirti anche tu un nero bianco del bronx. Non ti fai magari di eroina ma di sogni, della tua "pura", di cui ti droghi ogni giorno.