Dopo aver sbancato i botteghini di tutto il mondo con LA PASSIONE DI CRISTO, Mel Gibson ci riprova con APOCALYPTO, sua ultima fatica dietro la macchina da presa. La pellicola, prodotta dallo stesso regista e da Bruce Davey, affronta il tema del giudizio universale, sullo sfondo dell’antico 1400, secondo le vecchie leggende Maya, che concedono un tono di misticismo, all’intera storia.
Attori non protagonisti e sottotitoli per pochi dialoghi, parlati nell'anticalingua Maya di Yucateco, sono solo alcuni degli elementi che rendono unica l'opera del regista premio oscar per BRAVEHEART.
Una civiltà,quella Maya appunto, che Gibson indaga nel suo profondo, nelle sue origini e nelle sue tradizioni, fino alla sua fine, grazie anche alla bellissima fotografia di [[Dean Semler]], all’ausilio di immagini forti che hanno creato qualche polemica per l'eccessiva violenza di alcune scene e ad un utilizzo preponderante della musica di James Horner che utilizza strumenti realizzati appositamente per il film; commento sonoro che incornicerà, l’intera vicenda in modo magistrale.
La parola Apocalypto viene dal greco e significa ’scoperta’ e ‘nuovo inizio’, ed è stata scelta come titolo del film nell’intenzione di voler comunicare proprio un concetto universale, che la pellicola avrà il compito di consegnare al pubblico. Gibson ha dichiarato che "la violenza fa parte della Storia e, oggi come ieri, nessun essere umano la può ignorare. Perché ognuno è parte di questa violenza e ne è responsabile. Io ho voluto raccontare soprattutto questo affrontando il misterioso ed epico collasso della antica civiltà Maya e creando un parallelo con il mondo di oggi. Siamo tutti parte di una civiltà corrotta e che rischia la putrefazione"