Quando in un film vedi una coppia di autori che recita bene, hai delle vibrazioni d'intesa con loro che si trasmettono a tutta la visione. Ti senti parte di loro. Ti senti come il pubblico quando in un concerto jazz la tromba duetta con il pianoforte: apprezzi ogni nota e la sua risposta di conseguenza, anzi di piu'. Capisci il perche' di ogni fraseggio e diventi anche tu, con le tue emozioni, il terzo strumento in scena.
Stefano Accorsi e Miriam Leone singolarmente non hanno mai attratto la mia attenzione. Qui interpretano due profili di persone con problemi di comunicazione e di relazione, e lo fanno senza mai cadere nel banale, ma trasformandosi in super-eroi in cui ogni difetto diventa potere. Cosi Clara, interpretata dalla Leone, trasforma l'eccentricita malata del suo personaggio in un "a me gli occhi", come la prima donna in un palcoscenico, quasi non fossimo semplici interlocutori che possono subire le ritorsioni del suo comportamento, ma la spalla divertita e partecipe accanto alla nuova Marylin Monroe. Ed in effetti Clara, che pensa di essere sottovalutata rispetto a Marylin, la interpreta in una scena del film per rubarne un po' il successo. Persino il suo racconto della violenza, che la inchioda ad un processo per aver appicato un incendio e a un percorso di revvedimento, ci conquista, ci fa partecipe della sua rabbia emotiva e ci fa patteggiare per lei, quasi come fosse senza colpe, se non quella di voler esserci a qualsiasi costo.
La sua vitalita', decontestualizzata dalla vita quotidiana, diventa anche la migliore medicina per la zia accudita in ospizio, per cui le stranezze della nipote sono solo il sintomo della vita in fiore.
Stefano Accorsi interpreta un cuoco Diego, con problemi di gestioni delle frustazioni. A seguito di uno scoppio d'ira si trova costretto a seguire un percorso di gruppo con Clara. Diego ha una vita infranta dalle sue imperfezioni: la figlia ha quasi paura di lui, anche se gli vuole molto bene, e la ex moglie, che si e' fatta una nuova vita, lo compatisce. Tuttavia e' dotato di talento in cucina e i suoi evidenti tic comportamentali sembrano le bolle di una creativita' frizzante quanto sofferente. Sono i suoi super poteri, che da un lato lo ghettizzano a livello sociale, dall'altro gli permettono una straordinaria capacita di ricerca del gusto e dell'estetica del cibo.
I due decidono di aprire un ristorante, nel punto di incontro del gruppo sottoposto a riabilitazione, e lo fanno come sfida personale al mondo che li vuole reietti, pazzi e confinati nella mediocrita'. Si mettono in gioco fin nell'intimo, arrivandosi a toccarsi nell'animo vicendevolmente nel finale forse scontato. Ma prima che loro stessi conquistano noi, davanti allo schermo, che rimaniamo affascinati dall'ingenuita di chi mostra la propria follia per quello che e': pura e semplice paura mista a passione per la vita!