Il film di Daniels sembra uscito dalla penna di Hubert Selby Jr per la discesa agli inferi che ci propone e per il barlume fioco di speranza, che fa comunque sempre intravedere, mentre si sprofonda nell'immaginabile. L'inferno e' pero' ben attrezzato e difeso da soldati implacabili con il supporto di prigioni da cui sembra quasi impossibile evadere, e nel caso della protagonista del film, Precious Jones, la sua stessa famiglia, residente nel Bronx, e' la sua galera. Il padre la sottopone a violenze fin da piccolina, mentre la madre, come una cozza attaccata al suo scoglio di nulla e in contraddizione ai suoi doveri materni, la umilia quotidianamente.
La madre, impersonata da una magnifica Monique Imes, e' uno dei personaggi piu' interessanti per la sua coabitazione indolente, perennemente davanti alla televisione e sul suo divano di casa a fiori, con la malvagita'. Non esce mai se non controvoglia e finge con le assistenti sociali l'inesistenza dell'orrore a cui sottopone la figlia. L'attrice, bravissima nell'interpretare la materializzazione fisica della "banalita' del male", riesce specie nel monologo finale a illuminarci sulla psicologia dell'egoismo, di come resista alla superficialita' del mondo esterno e delle diverse indifferenti assitenti sociali, e di come per scalfirlo basti aprire un piccolo squarcio , ma eseguito con la volonta' consapevole di responsabilizzare e di far luce sulla nefandezza della sua condotta.
Il padre,l'artefice delle violenze sessuali, rappresenta il demonio che non si vede, in quanto non presenzia alcuna scena del film se non nei ricordi della protagonista, ed e' venerato dalla madre come un dio nero, invisibile, che puo' le peggior cose, e nega la felicita' senza una motivazione plausibile sia alla madre che alla figlia. Diventa quasi la scusa della negligenza materna.
In questo inferno riprodotto su scala reale, si introduce senza facile pietismo Precious Jones, la figlia, con la sua mole corporea notevole quasi a rappresentare la somma di tutte le sofferenze patite e che ci distolgono completamente dall'idea di avere un adolescente come protagonista. Lei ci conquista perche' a piccoli passi, si prende il suo piccolo posto nel purgatorio che anche il Bronx puo concedere. Riesce con l'aiuto di una scuola speciale e di ben caratterizzati personaggi della new york popolare ad imparare a scrivere e a leggere, ma sopratutto a decifrare il proprio dolore e a rileggere il suo passato. Noi l'accompagniamo, perche' lei ci rende partecipe dei suoi sogni in cui veste tutti i panni che una ragazza adolescente ha il diritto di sognare, anche contro una realta' che la vorebbe regretta e confinata nel ripudio delle anomalie del suo corpo, che lei ha gia' accettato molto prima di noi spettatori.
Lee Daniels, il regista, usa molto l'atmsfera dei sogni per far rifiatare dalla violenza del bronx, e lo fa con riferimenti anche cinematografici, a volte ironici, come quando la protagonista si ritrova nel film La Ciociara con la madre al posto di Sofia Loren. Sono fotogrammi che riconciliano con l'idea di un cinema simbolico ed impegnato ma che vola basso fra la gente e i suoi problemi senza trovare facili soluzioni, ma piuttosto piccole guide di sopravvivenza al quotidiano.