Ho fatto un pò di fatica ad accorgermi di questo titolo, forse perchè incosciamente faccio orecchie di mercante quando percepisco tematiche sulle difficoltà del meridione. Forse un pò di semplice stanchezza, che ha il sapore della rassegnazione; eppure sono bastati i primi dieci minuti del film, in cui si fa un analisi sociale di come degli adolescenti possono essere da un lato braccati dalla criminalità dall' altro tenuti a vista e con disprezzo dalla polizia locale. E' una riflessione accompagnata da una sceneggiatura schietta che predlige le sensazioni a volto ed una luce buia che ha poco a che fare con il sud Italia. Il mare è presente con le sue onde sul bagnasciuga, come un musicista che suona non per la platea ma per se stesso.
In questo quadro di desolazione due ragazzi, due amici, crescono travolti dagli eventi e da un senso di potenza infieri che gli si rivolta contro. Uno di questi nasconde la figura reale di Clemente Russo, pugile di successo di Marcianise. La sua nel film è una figura epica, un piccolo ulisse in preda alle onde, un esule della propria realtà criminale ed allo stesso tempo un espressione della rabbia in corpo per un adolescenza negata. Non vi dico di più se non che alla fine del film avevo anch'io voglia di dare pugni contro il sacco da boxe, uno sfogo all' impotenza che spesso purtroppo caratterizza noi meridionali...