Beirut è sicuramente una città dai mille e più problemi, ma gli abitanti la vivono con la loro piccola quotidianità. Il film della bellissima Labaki fa delle difficoltà di questa città se non piccoli accenni quasi a scenografia delle vicende personali delle protagoniste. E' un film che deve poco della sua attrattività alla locazione geografica, ma piuttosto al racconto leggero ed allo stesso tempo illuminato dell' universo femminile.
Senza mai cadere sulla banalità ma con riuscita ironia la sensibilità femminile viene svelata a noi spettatori maschili, molto ben rappresentati dall'unico protagonista maschile, il poliziotto belloccio e passivo di fronte alle grazie del gentil sesso. A parte il poliziotto, l'uomo non è quasi mai presente come personaggio caratterizzato, è piuttosto una figura che aleggia alle spalle delle donne e che ne è causa di inquetitudine e infelicità per la sua indifferenza.
Il poliziotto, l'unico maschio non indifferente, rappresenta la felicità a portata di mano che però spesso (ambedue i sessi), nella frenesia della nostre passioni un pò autodistruttive, non riusciamo neanche a riconoscere. Cosi Layale, interpretata dalla regista, non si accorge neanche degli sguardi dolci del poliziotto, presa com'è da un uomo sposato che mai si vedrà nel film e che mai le darà un pizzico di gioia.
Splendida, e anche ben tradotta in italiano, è la figura della vecchietta pazza, che continua a togliere le multe del povero poliziotto dalle parabrezza delle auto, e le tiene strette come lettere del proprio innamorato immaginario.
Infine belli i colori del film, quasi un pastello con varianti del giallo/arancione, tonalità che ben rappresenta il calore che la donna può dare