Su di un verso e su una guancia

(questo è un diario di versi, scritto ben 7 anni fa, che ha dato un nome a questo sito)

 

1

 

guancia
giancia

Erano anni che non scrivevo

 

Ad una donna.

L’ultima ha rifiutato una mia poesia,

delle parole non aveva che farsene.

 

Sono dieci anni

che una ragazza non legge

le sue emozioni in me

ed il paesaggio di una ruga

Dentro me

si sorprende.

 

 

 

2

 

Vorrei tentare

di dipingere le parole;

ho pronti i colori,

I pennelli,

ma mi mancano gli sguardi.

Solo quando imbarazzate

le parole nasconderanno il senso

allora

incomincerà il viaggio

degli occhi alla ricerca

   

3

 

l’amore,

quando ritratto,

sorride,

insieme ai miei versi,

tutto rosso.

   

4

 

Quando le mie parole

avran paura

di varcare l’uscio

delle mie labbra

allora vorrà dire

che lei è lì,

ed io dovrò

insegnare loro

a non aver paura,

a camminare

fiere col vessillo dei miei organi,

come un piccolo

esercito che

si attrezza a diventare

poesia.

   

5

scritta pensando al 25 aprile 2001

 

Temo di non riuscire più…

L’azzurro ubriaca

le mie pupille.

Temo di non riuscire più…

Leggera come un sogno

si posa sul polline

di me

e vola via

pregna dei miei sguardi d’oro.

Temo di non riuscire più…

Dovunque nascono fiori di me

perché lei è

dovunque

il mio sguardo

la posa.

Temo di non riuscire più…

Toh, li è sbocciata

una poesia,

sola e splendida,

una prostituta

di pensieri

e sguardi.

Temo di non riuscire più

a guardarla

senza ridurmi in polline.

   

6

 

Freddo e silenzio.

Una mia parola

rannicchiata

si frega le mani

sbuffando.

La Patagonia

attorno

e la compagnia

del cielo sterminato

e dei sussulti

dei ghiacciai.

   

7

 

Nei suoi occhi

lo stesso spettacolo,

freddo e intenso,

dolce e silente,

che le mie parole

hanno goduto

viaggiando.

   

8

 

Parole al vento

questo non sono

altro.

E non mi meraviglio

di rinascere fra le alpi

stella di montagna.

Per lei

solo per lei.

Polline al vento

questo non sono

altro.

E non mi meraviglio

di rinascere fra guance

sguardo di fiore.

Per lei

solo per lei.

 

 

9

 

Una mia parola

si è invaghita di lei

e dentro me

figlia parole.

 

Abbracci di simboli,

lieti di significare

una gioia di lacrima,

chiacchierano,

figli di uno sguardo,

del più e del meno;

 

è dalla loro frugalità

che nasce il sorriso.

 

Lontano dalla loro folla,

sul lungomare

dei miei pensieri

due parole passeggiano,

gravide anch’esse

d’amore e poesia.

 

Abbracciate

guardano il mare

e si invocano a vicenda:

“Amore”,” mio”.

 

 

10

 

E’ strano

solo ora a distanza

di settimane dal suo sguardo addosso

ho un idea chiara di lei:

un ruscello lasciato lì

per caso dal creatore.

Chissà perché?

Forse una sua lacrima

perché un verso della sua poesia

si è rifiutato di amarlo,

e quella goccia nel tempo

ha figliato parole e

le parole creature

e le creature parole…

e così via fino

a significare

un paesaggio da favola

con un ruscello ammezzo

e ninfee fra le parole

e le lacrime

delle parole rimaste sole.

Limpida l’acqua scivola

in danze divertite

senza lasciare una fotografia di se;

neanche un sorriso

e ogni verso è già una pagina dietro.

Eppure il senso di aver letto

negli Ingorghi di limpidità

dei suoi occhi la felicità

è talmente reale,

che vorrei inseguire quel verso

fino a mare e fin dentro

la mia malinconia.

 

 

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