Da Finisterre

PERSONAE SEPARATAE

 

Come la scaglia d'oro che si spicca

dal fondo oscuro e liquefatta cola

sul corridoio dei carrubi ormai

ischeletriti, così pure noi

persone separate per lo sguardo

d'un altro? È poca cosa la parola,

poca cosa lo spazio in questi crudi

noviluni annebbiati: ciò che manca,

e che ci torce il cuore e qui m'attarda

tra gli alberi, ad attenderti, è un perduto

senso, o il fuoco, se vuoi, che a terra stampi,

figure parallele, ombre concordi,

aste di un sol quadrante i nuovi tronchi

delle radure e colmi anche le cave

ceppaie, nido alle formiche. Troppo

straziato è il bosco umano, troppo sorda

quella voce perenne, troppo ansioso

lo squarcio che si sbiocca sui nevati

gioghi di Lunigiana. La tua forma

passò di qui, si riposò sul riano

tra le nasse atterrate, poi si sciolse

come un sospiro, intorno - e ivi non era

l'orror che fiotta, in te la luce ancora

trovava luce, oggi non più che al giorno

primo già annotta.

 


 

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