Sui sentieri del balsamo, intervista a Marco Alessandrello

L’incontro è avvenuto casualmente ad agosto in un locale di Amsterdam;2 ragusani che si incontrano e si ritrovano dopo mesi a 3000 km di distanza da casa. Saluti e convenevoli di rito e,davanti ad una birra,si inizia a parlare delle proprie aspettative e dei progetti futuri. Marco Alessandrello,30 enne,dottore in scienze agrarie tropicali e subtropicali inizia raccontandomi ciò che è avvenuto nella sua vita pochi mesi dopo la laurea. I suoi sogni,spendersi per gli altri e viaggiare in paesi lontani geograficamente ma vicini al suo campo di applicazione,in breve lo portano per sei mesi a Barcellona e successivamente in El Salvador grazie alla collaborazione che ha intrapreso con la ONG (organizzazione non governativa) Intervita Onlus.

- Di cosa ti sei occupato durante questa collaborazione in centro America?

Principalmente il mio lavoro è stato quello di scrivere un libro sul Balsamo del Perù ( Myroxylon balsamum),un maestoso albero tipico della zona di El Salvador,che viene sfruttato per l’estrazione di una oleoresina utilizzata principalmente nel settore della cosmesi e in campo farmaceutico.Il nome è ingannevole in quanto la parola Balsamo non sta ad indicare il comune prodotto per capelli e la parola Perù è dovuta al fatto che questa preziosa oleoresina veniva importata in Europa dalle navi mercantili spagnole che partivano dal Perù per ingannare i pirati del tempo sul reale luogo di origine del prodotto.

- Un piccolo passo indietro:come sei arrivato a scrivere un libro che so essere utilizzato come manuale tecnico per i coltivatori e agronomi del centro America?

 

Grazie ad un incontro fortuito avvenuto a Milano presso un convegno organizzato dall’ISPI (Istituto per gli Studi sulla Politica Internazionale) con la responsabile progetti di Intervita,la stimatissima Dott.ssa Maria Cristina Negro che cercava un agronomo tropicalista che fosse disposto a fare uno studio riguardante il recupero,la coltivazione e la commercializzazione del Balsamo al fine di aiutare una comunità povera di circa 500 famiglie che si sostiene solo con i miseri guadagni provenienti dalla vendita dell’ oleoresina estratta.

- Immagino tu abbia accettato subito…

 

Si.Ho preso la palla al balzo e mi sono tuffato in questa avventura sostenendomi solo con una borsa di studio per neo laureati promossa dalla Comunità Europea dato che,come risaputo, le organizzazioni onlus hanno dei budget molto ristretti.

-Da Ragusa a El Salvador passando per Milano e Barcellona ; un bel salto non solo dal punto di vista geografico per un allora 28enne…

…e già! Inutile stare ad elencare le differenze,non solo culturali tra i luoghi che hai appena elencato, piuttosto vorrei soffermarmi sui rapporti umani con la gente del luogo.

Ricordo bene,in una delle tante giornate passate tra i boschi del Balsamo, la gioia che si è venuta a creare all’interno di una povera famiglia contadina durante uno dei nostri sopralluoghi tecnici ( mio e di ricercatori locali).I più piccoli ci tenevano per mano,la padrona di casa ci preparava le pannocchie di mais bollite in segno di benvenuto e il maggiore dei figli, di circa 10 anni,di cui conservo ancora una foto, ci volle regalare dei frutti appena colti da un albero.

- Gran bella storia.E dopo cosa è successo nella tua vita?

 

Chiaramente il progetto ha avuto la sua conclusione con un miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie contadine dovuto ai maggiori proventi derivanti dalla coltivazione del Balsamo grazie all’intervento del nostro progetto.

Oggi però ho messo un po’ da parte i sogni di viaggi con finalità di questo tipo e mi dedico all’insegnamento.

Adesso mi accingo ad iniziare il terzo anno di insegnamento presso l’Istituto tecnico per Geometri di Mestre pur non abbandonando completamente i miei sogni.

Difatti con altri colleghi tropicalisti abbiamo fondato un’associazione che si occuperà di cooperazione allo sviluppo.

Adesso Marco ha un treno da prendere e deve salutarmi.Averlo incontrato in Olanda mi ha fatto ancora più piacere che incontrarlo qui a Ragusa,forse perchè gli incontri casuali,soprattutto ad una certa distanza da casa,sono quelli che più colpiscono e che porterai dentro.

Un ultimo sorso alla sua birra,una stretta di mano ed in mezzo alla tantissima gente che affolla questo bar di Rembrandt Plein,mi lascia con l’orgoglio di conoscere una persona che ha già fatto tanto nella sua vita.

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