Si può riassumere facilmente la storia dell' africa del 20 secolo senza subire l'orrore e la tragedia in un continente? Senza ricorrere a calmanti per dormire la notte e alle preghiere che allievano le nostre colpe, penso che sia difficile per un europeo anche iniziare a studiare le strategie neocolonialiste del passato secolo. Certo solo la freddezza dello scienzato, che valuta l'oggetto del proprio studio, può aiutare nel compito di mettere chiarezza nelle responsabilità e nel diretto interesse alla miseria africana. Solo lo storico può non avere la lacrima sulle guance mentre descrive il susseguirsi di dittature sanguinarie in africa.
Tuttavia anche ad avere la lista di eventi ed accadimenti cruciali nei vari stati, cosa ne ricaveremmo se non l'inizio di una nuova ulcera nello spasimo di capire la crudeltà umana e l'ineluttabilità del suo potere. Il freddo susseguirsi di colpi di stati e di finte democrazie non da giustizia dei fremiti e delle ispirazioni del popolo africano. Molteplici sono le ispirazioni, le speranze, le grida e le gioia degli africani, eppure sono ridotte al silenzio nei mass media. Non esistono se non nella pubblicità alla beneficenza.
In questo vuoto informativo e culturale la letteratura può e deve avere un ruolo di primissimo piano. Il romanziere può veramente farci capire le emozioni e spogliare gli eventi della loro semplice connotazione cronologica e dalla loro distanza geografica. Kourouma ci ha provato in questo libro "Aspettando il voto delle bestie selvagge", ha riscritto con l'ironia e sarcasmo tutta la storia del novecento africano. Ha preso spunto dagli eventi storici e ha concatenato eventi a noi vicini , come le guerre mondiali, il neocolonialismo, per descrivere la nascità di una nuova dittatura e le sue orgini.
La "voce" narrante è un giullare che con ambiguo fare racconta le gesta del dittatore e dei suoi avi, e spiega che le loro epiche imprese sono grandi quanto la loro stessa crudeltà. Nel raccontare la genesi della tirannia non viene tralasciato nulla e nessun responsabile riesce a trovare una scusa plausibile. A qualsiasi livello, missionari, politici, contadini, stregoni, militari , capi di stato, tutti hanno una parte attiva nella sventura africana e tutti sono dipinti con ironia e ingigantiti nei loro difetti umani.
Collante di tutte le storie è la magia e il suo assurdo spiegare gli eventi che altra causa non potrebbero avere, se non forse la crudeltà dei fatti e delle persone. D'altronde è molto semplice e sbrigativo spiegare la sventura di un popolo per secoli con una magia malefica. Inoltre la magia ha la "magia" di allontanare le colpe dagli uomini e di attribuirle al destino, che ha voluto persone più potenti di altre, insomma giustifica il predominio di pochi sui più.
Sullo sfondo delle parole del libro abitano le sofferenze percepibili ma mai protagoniste degli africani, in particolare gli abitanti nella nuova "repubblica del golfo". Così come nella realtà le grida dei violentati, degli uccisi e dei feriti non hanno alcuna voce in capitolo se non nel rappresentare la potenza distruttiva della magia e del destino.